Giuliana Mariniello

Di origini istriano-napoletane, Giuliana Mariniello è nata a Fossano (Cuneo).  Ha insegnato Lingua e Letteratura inglese all’Università di Napoli ‘L’Orientale’ e pubblicato vari libri e saggi su Shakespeare, la cultura inglese del Rinascimento e i rapporti culturali fra Oriente e Occidente. Da vari anni si occupa di fotografia e ha seguito workshop con F. Fontana, M. Cresci, G. Gastel, M. Galimberti, F. Jodice, F. Vaccari, J.E. Atwood, M. Ackerman, M. Botman, D. Kirkland, G. le Querrec, S. Plachy e A. Webb.  Sue foto sono state esposte in circa 80 mostre personali e collettive in Italia e all’estero (Parigi, Arles, Budapest, Cracovia, Tel Aviv, New York e Los Angeles) e ha ottenuto vari premi e riconoscimenti. Tra i suoi lavori La città visibile, Manifest-azioni, New York Notebook, Sacroprofano,Volti del tempo, Venezia, teatro delle maschere, Paysages d’eau, Par-delà la fenêtre, Oscuri oggetti del desiderio e Marilyn Forever.. In ambito fotografico ha pubblicato, tra l’altro,  La città visibile, Women x Women, il volume Marilyn Forever  i saggi Sulla fotografia giapponese contemporanea e Araki Nobuyoshi. Eros e Thanatos. Ha curato varie mostre di fotografi internazionali (F.Cito, F. Fontana, G. Berengo Gardin, G. Leone, R. Cagnoni, C. Garcìa Rodero e H. Stein) e ha  scritto circa 70 tra articoli, saggi e presentazioni di mostre e libri fotografici. Fa parte della Redazione di FOTOIT, rivista ufficiale della FIAF ed è membro della SISF (Società Italiana per lo Studio della Fotografia). Vive a lavora a Roma.


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Oscuri oggetti del desiderio

Ispirato a Louis Buñuel, questo lavoro presenta soprattutto immagini di manichini visti come inquietanti simboli del femminile. Il manichino, oggetto di una lunga storia artistica e fotografica, costituisce una metafora del femminile, un modello di bellezza irraggiungibile, algida e glaciale, che si offre allo sguardo maschile come oggetto di manipolazione visiva apparentemente rassicurante. Nel film di Buñuel il protagonista, l’attore Fernando Rey, insegue la sua ossessione del ‘femminile’ che non gli permette di entrare in contatto con la donna reale, la cui immagine è addirittura duplicata da due diverse interpreti, ai suoi occhi indistinguibili perché legate alla sua visione interiore del ‘femminile’.


La città visibile

La città visibile è il risultato di una lunga ricerca fotografica sulle mutazioni del paesaggio urbano a Roma. Attraverso una visione, spesso ironica o surreale, delle immagini pubblicitarie che compaiono su mezzi di trasporto, manifesti e billboards collocati sulle facciate di palazzi in ristrutturazione, ho cercato di mettere in risalto il rapporto insolito e sorprendente che s’instaura fra la città reale e quella dell’effimero pubblicitario: un volto di donna che sembra dissetarsi a una fontana, un Concorde che attraversa un cielo inesistente, delle misteriose figure in fuga…un gigantesco e accattivante mondo di carta che sempre più irrompe nel nostro mondo reale. E difatti di queste immagini, apparse nei luoghi culto della capitale, non esiste più traccia.
La città contemporanea è sempre più caratterizzata da una dimensione in cui l’artificio e l’illusione visiva si sovrappongono alla realtà urbana come già aveva profetizzato Italo Calvino nel Marcovaldo e nelle Città invisibili, cui si richiama il titolo del lavoro. La città di Tamara, ad esempio, già contiene in nuce scenari cittadini contemporanei, laddove “ci si addentra per vie fitte d’insegne che sporgono dai muri. L’occhio non vede cose, ma figure di cose che significano altre cose”.